In merito alle recenti dichiarazioni di un sindacato apparse sui giornali, ci tengo ad esprimere una profonda perplessità. La situazione denunciata, di posizionare la postazione amministrativa del Pronto Soccorso direttamente all’ingresso della struttura, sembra essere attribuita alla Direzione dell’ospedale di Cles, senza un reale coinvolgimento dei professionisti del settore. La scelta fatta dalla Direzione immagino sia legata a fattori strutturali molto limitanti. Segnalare l’inadeguatezza della scelta fatta, riduce la reale complessità del problema del Pronto Soccorso di Cles e rischia di spostare l’attenzione dalle vere criticità che affliggono il Servizio dell’Ospedale Valli del Noce.
È proprio il Pronto Soccorso, infatti, a rappresentare l’area in maggiore sofferenza all’interno del presidio ospedaliero. Le problematiche, già più volte portate all’attenzione dell’assessore Tonina, affondano le radici nel periodo post-Covid, quando le esigenze logistiche hanno subito un cambiamento significativo. Nonostante le sollecitazioni rivolte all’allora Assessora Segnana, la questione non è mai stata affrontata concretamente, né inserita nell’agenda politica di allora. Basta ricordare che durante la scorsa legislatura sono stati riqualificati e attrezzati due ambulatori adiacenti al Pronto Soccorso, tuttora inutilizzati. La motivazione? La loro collocazione isolata, priva di assistenza e supervisione, rende impossibile accogliere e gestire pazienti in sicurezza.
A questo si aggiunge il sovraffollamento cronico della sala d’attesa, che in diverse fasce orarie raggiunge livelli di promiscuità non più accettabili. L’insufficiente sorveglianza e assistenza in alcuni momenti di maggior afflusso in sala d’attesa, espone inoltre i pazienti a rischi sanitari e di sicurezza ai quali nessun professionista vorrebbe mai esporre. I dati parlano chiaro: oggi gli accessi al Pronto Soccorso di Cles vanno oltre i 25.000 all’anno. Nel 2019 non raggiungevano i 20.000. Ora l’afflusso è implementato di molto in quanto l’Ospedale è di riferimento oltre che per la Val di Non , la Val di Sole anche per la Rotaliana e in parte anche la Val di Cembra, Nei giorni di maggior afflusso, non è raro vedere pazienti su barelle, lettini o sedie, in alcuni casi sistemati all’ingresso dell’ospedale, schermati solo da una parete mobile per separare il flusso dei visitatori. È inaccettabile che una tale realtà si verifichi nel terzo ospedale della Provincia, che meriterebbe ben altro trattamento. Durante alcuni incontri, l’assessore Tonina ha indicato il Pronto Soccorso di Cles come priorità per gli interventi futuri. Ma a quando? Con quali intenzioni? Forse manca la spinta delle Amministrazioni locali. Pare infatti esserci più attenzione verso il Punto nascita che verso la grave sofferenza dell’intero presidio ospedaliero. È legittimo difendere il diritto delle partorienti a scegliere dove partorire, ma è altrettanto necessario occuparsi con determinazione del complesso ospedaliero nel suo insieme. Ovvio che per farlo è necessario conoscerne potenzialità e criticità, e criteri di valutazione e opportunità non sempre previsti dall’approccio populista.
Un ulteriore elemento che merita attenzione riguarda la sicurezza degli operatori sanitari. Recentemente è stato firmato un Protocollo d’Intesa tra La PAT e il Commissariato del Governo, volto alla tutela del personale. Tuttavia, ciò che emerge chiaramente dal testo è che l’attenzione è concentrata esclusivamente sui Pronto Soccorso degli ospedali di Trento e Rovereto.
Sorge allora spontanea una domanda: il Pronto Soccorso di Cles – così come quelli degli altri ospedali territoriali – è forse considerato di “serie B”? Gli atti di violenza che si registrano in queste strutture sono forse meno gravi, solo perché avvengono in presidi periferici? Oppure ci si aspetta che il personale di questi reparti, sprovvisto di supporto diretto da parte di forze dell’ordine, sia in grado di tutelarsi autonomamente? Anche su questo punto sarebbe auspicabile che l’Azienda che dovrebbe occuparsi della sicurezza dei propri dipendenti si esprimesse con chiarezza anche a tutela della dignità di tutti i lavoratori del sistema sanitario provinciale, indipendentemente dalla collocazione geografica della struttura in cui operano.
Purtroppo, depotenziare un ospedale è facile: basta non intervenire per migliorare la situazione oppure basta che un professionista valido lasci la guida di un reparto perché la struttura perda rapidamente forza, attrattività e autorevolezza. E temo che le sorprese, in tal senso, non siano finite qui.
È quindi positivo che il sindacato abbia evidenziato con decisione l’urgenza di migliorare la recente scelta della Direzione dell’ospedale e di aver sollecitato l’adozione immediata di soluzioni capaci di tutelare la dignità e la sicurezza di utenti e operatori sanitari. Tuttavia, per garantire un cambiamento reale e duraturo, è indispensabile che l’Assessorato assuma una responsabilità piena e strutturata sull’intera questione del Pronto Soccorso, affrontando con determinazione sia le criticità logistiche che quelle organizzative.
Solo attraverso un intervento sistemico sarà possibile restituire dignità all’ospedale di Cles, superare l’attuale stato di promiscuità, garantire un servizio realmente efficace ed efficiente, assicurare la sicurezza delle cure e della gestione degli utenti, e soprattutto ricostruire quella fiducia e motivazione nel personale che oggi rischiano seriamente di venire meno.