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I BISOGNI PSICOLOGICI AUMENTANO E LA GIUNTA NON RIFINANZIA IL “BONUS PSICOLOGO”

Consiglieri Paolo Zanella e Paola Demagri

Dopo il finanziamento del “bonus psicologo” 2023 (per le richieste presentate nella primavera 2024), la Provincia ha deciso di non rifinanziarle in futuro questa misura d’accesso alle cure psicologiche.

Beffardamente l’assessore ne ha dato comunicazione all’Ordine degli psicologi nella Giornata mondiale della salute mentale, nella quale venivano presentati i dati sui disturbi psicologici in aumento: nevrosi, disturbi affettivi e di personalità, tentati suicidi…

Le ragioni di questo mancato rifinanziamento addotte dall’assessore Tonina sono sostanzialmente due: innanzitutto il superamento del periodo emergenziale post-CoViD-19 per cui le Province autonome avevano già deciso di non accedere più ai Fondi statali, ma di far fronte con risorse proprie; fondi che ora la Provincia di Trento non ha più intenzione di stanziare. La seconda ragione è che per far fronte ai bisogni psicologici il Trentino ha già un servizio di Psicologia clinica in APSS e vi sono anche studi psicologici accreditati e convenzionati.

Tutto vero, ma ci sono persone che necessitano di cicli di psicoterapia più lunghi di quello offerti da APSS e gli studi convenzionati sono di fatto pochissimi. I dati del bonus 2022 dimostrano che anche in Trentino la richiesta non si risolve con il servizio  di APSS o con gli psicologi convenzionati e quindi o si potenziano quei servizi, oppure i contributi per accedere alla psicoterapia vanno mantenuti. 

In Trentino nel 2023 (Fondo “bonus psicologo” 2022) sono state fatte quasi 3000 richieste, di cui 500 finanziate. Nel 2024 (fondi 2023) in Italia 400.000 richieste e finanziate nemmeno l’1% (ridotti i fondi). Lo studio PsyCare commissionato dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi in collaborazione con diverse Università, ha documentato l’efficacia della misura, sia in termini di esiti sull’utenza che di risparmio in termini di ore di malattia risparmiate sul lavoro. Inoltre ha documentato che il 72% delle persone che vi hanno fatto ricorso non aveva mai effettuato sedute di psicoterapia e di queste l’81% anche per motivi economici. Di qui l’importanza di sostenere le fasce economiche più in difficoltà per l’accesso alle cure psicologiche. 

Per questo abbiamo presentato un’interrogazione per chiedere: 

  1. se davvero ritenga sufficiente la risposta del pubblico ai bisogni psicologici attraverso i servizi di psicologia clinica di APSS e gli studi di psicoterapia convenzionati, visto l’aumento del disagio e dei disturbi psicologici, testimoniato anche dalle richieste di “bonus psicologo”;
  2. se non si ritenga necessario integrare la norma provinciale – e gli atti amministrativi conseguenti – rispetto a una semplificazione degli accreditamenti degli studi di psicoterapia convenzionati, alle modalità di presa in carico da parte di questi e a un ampliamento degli ambiti di intervento;
  3. se non si ritiene utile pensare a forme stabili di sostegno in base all’ICEF per l’accesso alla psicoterapia, dal momento che la risposta dell’UO di Psicologia clinica e degli psicoterapeuti convenzionati paiono insufficienti per far fronte ai bisogni manifestati.