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Il turismo, un settore strategico per fare Autonomia – di Elena Claudia Chincarini

Parlare di turismo in Trentino è un esempio concreto di cosa significa interpretare una competenza provinciale e/o regionale secondo la logica di un buon governo autonomo e autonomista. Questo perché l’evoluzione del turismo nella nostra Provincia è oggettivamente un caso di successo fin dalla nascita del marchio a farfalla, nel 1989, come immagine identificativa del territorio e della montagna trentina.

Un marchio che negli anni ha saputo farsi riconoscere, ma soprattutto dare concretezza in termini di visione strategica, offerta turistica, sviluppo di prodotti turistici, nel panorama nazionale e anche internazionale, come pochi altri casi in Italia. Tra gli altri c’è sicuramente l’Alto Adige, sempre un passo avanti, il Friuli Venezia Giulia, subito dietro, e poco altro, forse l’Emilia Romagna, nonostante le opportunità oggettive di alcune destinazioni che vantano risorse anche più note delle nostre, e quindi più facilmente comunicabili. Regioni come il Veneto, la stessa Toscana, la Sardegna, ad esempio, che nonostante la numerosità di luoghi di interesse non sono ancora riuscite nell’intento di mettere a sistema la propria offerta lasciando che la comunicazione della destinazione, così come l’insieme dell’offerta, si traduca di fatto in un’insieme di iniziative private dove ciascuno si fa promotore del proprio contesto, della propria azienda, del proprio servizio.

Il Trentino ha invece saputo, attraverso visione strategica, tradurre il turismo in un’occasione per “fare Autonomia”. E’ nata così Trentino Marketing, l’azienda provinciale che si occupa di fare promozione a livello centrale interpretando le necessità di crescita economica di un territorio in gran parte montano che, per innescare nuove opportunità nelle zone soprattutto periferiche, ovvero nelle valli, trova nel turismo un’importante occasione di sviluppo e di crescita. Ma il turismo non è solo economia, è anche mantenimento del territorio, supporto alle altre forme di economia locale e strumento per favorire la vivibilità nelle aree montane. Ed è merito anche del turismo se oggi una Provincia come il Trentino di circa 540mila abitanti può ancora contare su quasi 3/5 della popolazione distribuita nelle valli. Un dato tutt’altro che scontato se consideriamo che ben il 97,5% del territorio è considerato rurale, con più del 60% dei comuni distribuiti sopra i 600m slm, un contributo diretto sul Pil provinciale di 1,3 miliardi di euro e oltre 12 milioni di pernottamenti nel 2022.

A fianco di Trentino Marketing gli enti di promozione turistica, le Aziende per il Turismo, che sui diversi ambiti hanno il compito di accogliere gli ospiti e tessere rapporti, condividere strategie, creare prodotti turistici in sinergia con tutti gli operatori del territorio che si occupano direttamente di accoglienza e ristorazione, ma anche agricoltura, artigianato, servizi per l’ospite. Anche in questo caso un approccio proprio del “fare Autonomia” che implica un rapporto privilegiato con il proprio territorio e i rispettivi referenti locali, nell’ambito del quale ciascuno compartecipa alla co-creazione del progetto di sviluppo turistico territoriale. E i risultati di questa impostazione locale-territoriale-autonomista, ad oggi, vanno sicuramente riconosciuti, specie se consideriamo che, di fatto, il turismo è già a livello nazionale una competenza affidata alle regioni.

Da qualche anno il turismo vive una fase di profondo cambiamento. Si parla sempre più di overtourism, a significare un numero di arrivi e presenze difficilmente gestibili e spesso concentrati in pochi mesi l’anno, di sostenibilità ambientale, della necessità di tenere conto anche della vivibilità dei cittadini secondo una logica di sostenibilità sociale. Criticità che stiamo vivendo anche a livello Trentino, con la Regione al primo posto per indice di intensità turistica, quasi 50 presenze per abitante nel 2019 (48,4 per l’esattezza, segue la Val d’Aosta con 29,9), oltre al dato della più alta incidenza di rifiuti turistici per abitanti, con 58,72 kg per abitante (segue la Val d’Aosta con 43,54 kg). Solo alcuni esempi oggettivi per dimostrare che anche il nostro territorio non è esente da certe criticità. E se è vero che il turismo è una fondamentale forza propulsiva per lo sviluppo e la crescita economica del territorio, è altrettanto vero che anche in questo settore dobbiamo avere il coraggio e la capacità di guardare oltre, interpretare numeri e tendenze per impostare una strategia lungimirante in prospettiva futura. Perché alcuni dati li abbiamo, e sono evidenti, ma facendo riferimento ancora una volta a quel senso di responsabilità proprio del fare Autonomia dobbiamo anche dimostrare di avere la capacità di tracciare nuovi percorsi (non solo sci), ridefinire i parametri di valutazione (non solo numeri su arrivi e presenze), non solo ritorno economico (ma anche rispetto per il territorio e vivibilità sociale).

E nella nuova legge del turismo recentemente approvata, la legge provinciale nr.8, del 12 agosto 2020, tutto questo è mancato. Poteva essere un’occasione importante per dimostrare ancora una volta la nostra lungimiranza, la nostra capacità di visione, la nostra vicinanza al territorio, ma il risultato è stato quello di dare continuità ad un’impostazione precedente. Non abbiamo saputo guardare avanti.

Perché ancora oggi, lo abbiamo capito, il turismo non può essere solo dipendente dagli impianti di risalita, non può essere un successo basato solo sui numeri di arrivi e presenze, non può puntare solo sulle stagioni di punta ma deve sapersi distribuire in tutto il corso dell’anno, non può prescindere da un’ottica di integrazione con le altre economie del territorio, agricoltura e artigianato in primis, non può non tenere conto delle ripercussioni in termini di sostenibilità sociale dei cittadini, tra caro vita, disponibilità di alloggi, vivibilità della destinazione, non può essere solo una questione di ritorno economico per chi ne trae beneficio diretto ma di benessere diffuso e generalizzato.

C’è poi un’evidente deriva privatistica, che dall’impostazione totalmente pubblica degli esordi oggi sembra dare voce esclusivamente alle varie categorie economiche, come l’esempio delle Aziende per il Turismo, oggi tutte privatizzate attraverso la riforma. Ben venga un approccio più performante ed economicamente sostenibile, ma ricordiamo che dopotutto fare marketing territoriale significa fare promozione di un bene pubblico e soprattutto a beneficio di tutto il sistema. E sicuramente in questa fase dimostrare una specifica sensibilità sociale e anche ambientale avrebbe avuto un significato importante.

E se alcune destinazioni come l’Alto Garda o la Val di Fassa, avrebbe bisogno di un ripensamento strategico proprio per fare fronte a queste esigenze, su altri territori, come le valli più remote, dovrebbe essere oggetto di una rinnovata progettualità che di qui e 10-15-20 anni possa garantire nuova linfa alle rispettive economie, e creare rinnovate prospettive di sviluppo per chi su quei territori immagina di poter costruire il proprio futuro.

Anche questo significa “fare Autonomia” in una Provincia piccola ma diversificata come il Trentino, dove l’intervento pubblico ha la possibilità e il dovere di dare risposte concrete alle esigenze dei singoli territori. Quindi ciò che vale per l’Alto Garda, oggi alle prese con evidenti problemi di viabilità, di concentrazione dei flussi turistici, di attenzione quantitativa, non può valere ad esempio per la Val di Cembra, la Valle del Chiese, la Val di Non, dove diversamente c’è l’esigenza di un turismo lento, di dare voce all’autenticità del territorio, di favorire l’integrazione con altre forme di economia. Come l’agricoltura di montagna, ad esempio, che deve essere valorizzata e supportata nella sua triplice funzione, oltre a quella produttiva anche come custode del territorio e valore aggiunto intrinseco al sistema dell’offerta turistica, promuovendo nuovi investimenti per la valorizzazione dei prodotti locali e la produzione sostenibile. Ma anche l’artigianato, orgoglio della tradizione e dei saperi locali, un patrimonio territoriale riconosciuto che può e deve essere promosso attraverso la creazione di marchi di qualità certificata “Made in Trentino”.

Autonomia applicata al turismo è, in sostanza, avere la capacità di dare risposte concrete alle esigenze del territorio, assumersi l’onere di analizzare i diversi contesti e, con la pazienza di interpretare le complessità e nel rispetto delle diversità, trovare soluzioni, o possibili percorsi, funzionali a dare un futuro di sviluppo sostenibile ai vari territori. Un approccio che se da un lato rimanda alla cura del territorio, dall’altro conduce alla cura della comunità, che deve innanzitutto poter godere del proprio patrimonio territoriale ma anche avere la possibilità di vivere le zone periferiche con la garanzia di servizi adeguati e la possibilità di generare valore aggiunto. Anche questo è “fare Autonomia”.

Concretamente autonomia applicata al turismo nelle zone oggi interessate da importanti flussi turistici significa:

  • Destagionalizzare per alleggerire la pressione durante i mesi estivi e creare economia lungo tutto l’arco dell’anno
  • Dare una nuova dignità ai lavoratori del turismo, che non devono essere intesi come semplici “comparse stagionali”, ma valorizzati nella professionalità e considerando il ruolo fondamentale nella gestione del rapporto e quindi del benessere dell’ospite
  • Gestire il tema della viabilità, ad esempio nell’Alto Garda, considerando che non si tratta solo di un problema di velocità di trasferimento, ma anche di sicurezza per chi vive il territorio
  • Affrontare il problema delle seconde case attraverso un’analisi incrociata tra domanda di ospiti e visitatori e le necessità di una prima casa dei locali. Perché il tema non è solo di competenza turistica, ma strettamente legato alle politiche sociali, che dovrebbero intervenire per garantire un sostegno, anche allargando il raggio d’azione a livello d’ambito o provinciale considerando le aree dove, al contrario, c’è il rischio oggettivo di spopolamento
  • Applicare lo strumento messo a disposizione dalla Commissione Europea, ETIS-Europea tourism indictor system, per monitorare e misurare l’impatto del turismo sulle destinazioni dal punto di vista economico, ma anche sociale, ambientale, per monitorare l’andamento ma anche il confronto con altre destinazioni a livello nazionale e internazionale.

Soprattutto la capacità di interpretare e agire su questi parametri significa avere una visione lungimirante sul nostro futuro turistico.