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L’Autonomia trentina tra ieri e oggi

Nell’ “Espresso” di qualche settimana fa c’era un articolo di Goffredo Bettini che parla di una “libertà dello spirito” a riguardo di una nuova politica di sinistra.

“Occorre l’incontro di una nuova teologia politica, tra il cristianesimo di Francesco e un nuovo socialismo integralmente umano” 

Per noi trentini “quello spirito” è forse prendere coscienza di un nuovo modo di vedere politicamente l’autonomia, non come un fatto legato ad un passato, ma per guardare al domani con una visione più realistica e meno dipendente da mode, da valutazioni opportunistiche e facili carriere.

La nostra autonomia nasce nell’ottocento da quella sparuta serie di cittadini trentini di cultura che sollecitati dalle nuove idee di libertà, portate dalla Rivoluzione Francese, sentivano il bisogno di “una autonomia”, per il nostro territorio, nel contesto  amministrativo, pur restando nel politico dell’impero Austroungarico. Nessuno immaginava che tutto potesse cambiare cosi radicalmente in pochi anni . La guerra e poi il dissolversi dell’impero Austroungarico non fu prevedibile.

Ma la storia ha il suo corso e tutto ciò avvenne ma… portò il caos, dove ogni velleità autonomistica si perse nella storia del ventennio fascista.

Finita la grande tragedia della seconda guerra mondiale, Degasperi riesce a non dividere la regione Trentino alto Adige trovando l’accordo con Gruber nella non facile conferenza di Parigi ma fu un accordo osannato a parole ma defilato a fatti, puzzava di tedeschizzazione in una provincia che idolatrava Cesare Battisti. Col tempo si smantellò la Regione per due ben distinte province, lasciando l’autonomia sostenuta da una minoranza di nostalgici armati di “braghje de pèl e plume de sforzel”. Così è tornata a galla la nostalgia e la grandezza che fu e che non tornerà mai.

E’ una vaga illusione “l’autonomia” legata ad un passato che storicamente fu messo in discussione dai nostri nonni.  L’autonomia fu interpretata, per primo, da Kesler con una politica realistica e non sempre ben vista nelle alte sfere.

Oggi ascolto, per la prima volta un “pensiero autonomista” legato alla nostra quotidianità entro cui dobbiamo convivere in un contesto che è nazionale ma anche europeo. E non solo ma è legato ad una realtà che non dobbiamo sottovalutare, siamo come ha detto il candidato presidente Valduga “ un territorio “montano” dove la vita è legata alla morfologia del terreno e dalle differenza altimetriche. Questo per comprendere meglio la nostra adesione al progetto Euregio sostenuto dalla Comunità Europea per aiutare tre province dove accomuna un territorio condizionante come le Alpi. Un ambiente con gli stessi problemi dove si cerca uno stile di vita che deve superare difficoltà oggi non più accettate. La montagna condiziona, cerchiamo rimedi. L’Euregio è sicuramente un aiuto per uscirne, mettendoci la buona volontà, seduti intorno a tavolo con pari opportunità, accettando le differenze di lingua, storia, stili di vita e normative storiche. E’un progetto sicuramente che ha bisogno di tempo per la sua realizzazione, ma che darà frutti, basta solo la pazienza e la determinazione, guardando con interesse a realtà più grandi dove anche la tolleranza è uno stile di vita.

Il Trentino ha bisogno di un progetto politico a largo raggio e qualche voto in più per realizzarlo.

Sergio Demagri