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Sloi, la catastrofe sfiorata. Un evento da ricordare

Nella storia Trentina c’è una data che non dovrebbe essere mai dimenticata, 14 luglio 1978, due numeri un mese e un anno che per le nuove generazioni non vogliono dire nulla ma che per Trento e i suoi abitanti ha rappresentato il giorno che poteva segnare l’annientamento dell’intera popolazione di Trento.

Era la sera di un venerdì d’estate afoso quando un violento temporale si abbatteva sulla città di Trento, alle 21:50 la pioggia infiltrava in un campanone della S.L.O.I. in Via Maccani dove erano accatasti più di 200 quintali di sodio, l’acqua era ruscellata dal tetto su un fusto incrinato da un colpo di piccone ed era entrata in contratto con il sodio innescando una reazione violentissima (il sodio a contatto con l’acqua si infiamma).

I primi ad accorrere per circoscrivere l’incendio furono gli operai, da lì a poco l’intervento dei vigili del fuoco, era più che evidente che si stava sfiorando una catastrofe ambientale , Trento sarebbe diventata una camera a gas, l’incendio fu domato ma nella memoria collettiva ci fu l’immediata consapevolezza della tragedia sfiorata.

Il 17 luglio 1978 la “fabbrica dei veleni” venne chiusa definitivamente con un’ordinanza dell’allora sindaco Giorgio Tononi, che precedette l’intervento della Procura della Repubblica. 

Sono passati 45 anni ma la ferità è ancora aperta basti pensare che dalla piena attività della fabbrica alla chiusura si sono registrati più di 1.1008 infortuni, 325 casi di intossicazione acuta e poco meno di 600 operai finiscono alla clinica del lavoro dell’ Università di Padova, altri presso il manicomio di Pergine Valsugana dove erano relegati come alcolisti cronici.

Ancora oggi a distanza di 45 anni nei terreni della S.L.O.I. sono sepolti tonnellate di veleni dove mai nessuno ha trovato una soluzione per bonificarli, una “bomba” silenziosa svegliata dalla costruzione della circonvallazione ferroviaria che dovrà passare proprio su quei terreni altamente inquinati.

Parlare di S.L.O.I. non è mai facile ma è un dovere in quanto chi non ricorda il passato è destinato a ripeterlo.