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Istruzione, cultura e Autonomia sono il passaporto per il futuro

Ieri sera, lunedì 19 giugno, si è tenuto il tavolo di ascolto Istruzione e Cultura. Un’occasione di confronto per parlare di scuola, università e ricerca, ma non solo. Si toccano anche le culture dei territori, come quelle ladina, cimbra e mochena, le arti musicali e visive, con il relativo associazionismo artistico, culturale e museale, l’Europa e le partnership strategiche in ambito culturale e gli spazi di confronto reciproco. Il tutto in modo da poter rendere conto del lavoro fatto anche in modo divulgativo.

Tra i partecipanti si è affermato il concetto dell’Autonomia, strumento necessario e allo stesso tempo opportunità unica per toccare ciò che serve al territorio con solidarietà e lungimiranza, senza diventare un laboratorio in piccolo per questioni nazionali. Tra gli argomenti sollevati anche l’importanza dell’educazione, spesso trascurata, ma che in una situazione ideale dovrebbe assurgere allo stesso livello di temi sicuramente più sentiti come la salute.

Il discorso parte da alcune concretezze, come il lifelong learning, ovvero la necessità di continuare a imparare, studiare ed aggiornarsi nel corso della propria vita. Una realtà che si riscontra sia sul lavoro, che in altri ambiti, come la genitorialità, il volontariato o anche nel tempo della pensione. Inoltre, nell’ambito dell’educazione è anche importante riconoscere i giovani e dare loro fiducia e segnali positivi. Per ottenere tutto ciò è importante rafforzare il patto sociale tra professionisti del settore, genitori e società civile, che deve e può conoscere e riconoscere gli effetti della scuola. Sarebbe anche auspicabile rivedere il modello scolastico in modo partecipato, assieme agli addetti ai lavori, costruendo una scuola nuova, più adatta alle necessità attuali.

Tra gli argomenti già attuali c’è per esempio l’iniziativa del Trentino trilingue, che da 0 anni accompagna i ragazzi in una formazione costante e apre i contatti con le regioni limitrofe e l’Europa. Si parla poi della scuola 0-6, recentemente oggetto di un ddl estremamente discusso dai professionisti e dalle opposizioni. Infine ci sono considerazioni di carattere più generale, partendo da come utilizzare i fondi del Pnrr destinati all’educazione, passando dalla carenza di personale e da come rendere più appetibile il ruolo di docente, arrivando infine alla diminuzione delle nascite, che rischia di far calare l’importanza attribuita all’educazione.

Per quanto riguarda gli istituti e le università si potrebbe proporre una valorizzazione della scuola professionale, oltre che pensare ad una maggiore indipendenza delle Università, che si potrebbero incentivare ad aprire nuovi corsi di laurea e master, magari con modalità accessibili anche a distanza. Infine dalle istituzioni si potrebbe pensare a dei finanziamenti per nuove collaborazioni tra scuola e associazionismo, monitorando la situazione in modo da poter tener conto dei risultati ottenuti.

Passando invece alla formazione fuori da scuola servono più organizzazione e spazi affinché la società civile possa coinvolgere ed essere coinvolta, si pensi al mondo delle arti come la musica o al mondo del lavoro per un’alternanza qualificata, qualificante, ma soprattutto responsabilizzante. Un’ulteriore idea potrebbe essere quella del riconoscimento di titoli attraverso nuovi canali.

Ma quali sono i binari entro i quali portare avanti tutte queste idee?

  • Ascolto delle persone, delle istituzioni e degli organi presenti. Lettura del presente, del futuro e del passato → proliferazione di tavoli o utilizzo di organi presenti?
  • Qualità e crescita umana delle persone mentre lavorano e mentre sono accompagnate nelle varie fasi dell’educazione – istruzione.
  • Responsabilità di educatori, docenti, ricercatori, ragazzi, genitori e tutti i soggetti coinvolti. Una certa indipendenza culturale di ricerca e far conoscere sul territorio direzioni, traiettorie, pratiche innovative.

Cosa serve per farlo?

  • Co-costruire interventi innovativi, con metodo e gradualità;
  • Garantire prospettiva;
  • Sensibilità (per cogliere le variazioni di contesto o le necessità del sistema) e delicatezza nell’intervenire: parliamo di professionalità educative/formative e di sistemi formativi;
  • Attenzione al ruolo dei territori dislocati: esplicitarne la potenza e favorirne la partecipazione;
  • Attenzione alla qualità dell’insegnamento e al lavoro-ricerca;
  • Agire anche sull’ organizzazione e su procedure e processi per dare corpo a questo insieme;
  • Scuola e università interconnesse per guardare avanti;
  • Supporto anche psico-pedagogico per studenti, genitori e docenti;
  • Coinvolgimento dei media su molti aspetti di tenuta, tra cui benessere, supporto agli educatori, canali dedicati specifici e lingue locali.