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Il Trentino è a rischio di povertà? Serve introdurre il sistema del salario minimo?

Le disuguaglianze economiche e sociali stanno aumentando anche in Trentino. Si allarga la forbice sociale e le misure assistenziali esistenti non sono più sufficienti. Cosa si può fare?

Sabato a Trento presso il Palazzo della Regione si è tenuta un’importante Assemblea pubblica durante la quale si sono toccati gli argomenti che oggi provocano forti disagi alla popolazione e che riguardano l’ambito sanitario, sociale, del volontariato e del welfare. In maniera trasversale è stata definita la necessità che in tutti gli ambiti si arrivi ad eliminare le disparità, la diseguaglianza sociale, perché le attuali scelte politiche hanno contribuito a peggiorare la situazione economica delle famiglie anziché migliorarla. Ne è l’esempio il bonus bolletta da 180€ distribuito a tutti indipendentemente dalla posizione sociale. Anche l’attuale orientamento a privatizzare la Sanità trentina induce a pensare che la forbice tra ricchi e poveri o tra chi potrà curarsi e chi no si stia allargando. Questa illogica strategia del tutto a tutti, in un momento storico dal punto di vista economico come questo, va fermata. 

L’Autonomia come strumento di gestione e sviluppo può produrre effetti importanti nella nostra Provincia per far fronte alla cosiddetta soglia di povertà. L’adozione del sistema del salario minimo, non ancora adottato dall’Italia (in 21 Stati membri europei è già riforma) può essere introdotto nella nostra Provincia per non lasciare la disciplina del salario esclusivamente ai contratti Collettivi Nazionali.

Il Trentino può diventare laboratorio per la nostra Nazione prima che prenda piede il fenomeno dei working poors. Per evitare tale fenomeno è necessario porre una soglia limite di salario sotto la  quale nessun datore di lavoro possa andare. 

In Trentino esiste una forma di protezione sociale per le fasce che vivono al di sotto della soglia di povertà, attuata attraverso i cosiddetti ammortizzatori sociali, ma non sufficiente a garantire l’eliminazione della povertà economica sociale. 

I salari orari sotto la media europea sono in particolare quelli del turismo (7,48€), delle cooperative sociali (7,18€) , dei servizi socio-assistenziali (6,18€), ambiti di lavoro che sono alla ricerca disperata di lavoratori. Ma fintanto che la retribuzione oraria, in aggiunta ad alcune condizioni lavorative, non miglioreranno questi rimarranno servizi essenziali senza manodopera. 

Da alcuni anni, ma soprattutto nel contesto della grave crisi economica e sociale generata dall’epidemia di Covid-19, si è sviluppato un dibattito in merito a un cosiddetto “salario minimo europeo” e il Trentino non può esimersi dall’affrontare la questione e proporre una norma a favore dell’eliminazione della povertà. 

È arrivato quindi il momento che in Provincia di Trento si rifletta seriamente sulla questione del salario minimo considerando una serie di parametri quali la produttività, il PIL, l’andamento generale dell’economia ma soprattutto la necessità di annullare la diseguaglianza sociale. Solo così anche il potere d’acquisto dei salari potrà rendersi stabile ed evitare che una fetta di popolazione abbia difficoltà tali da non raggiungere la fine del mese.

Il Trentino non può essere espressione di disuguaglianza, sia essa economica, di aspettative di vita, educativa, di genere o di salute. 

C’è molto da lavorare ma ieri con l’Assemblea pubblica si è avviato un bel metodo, quello del lavorare insieme per un unico obiettivo