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Incentivi, edilizia abitativa e spopolamento dei piccoli borghi di valle – Lettere dagli Associati

Condividiamo il pensiero di un nostro Associato sul tema delle politiche abitative. Come tecnico del settore ha condiviso con noi il suo parere, basato sulle sue esperienze quotidiane, riguardo alla crescente difficoltà dei cittadini e in particolare dei nuclei familiari nel realizzare o ristrutturare un’abitazione per la propria famiglia.

Paradossalmente, il tanto enfatizzato superbonus ha aiutato chi la casa ce l’aveva già mentre per chi una casa voleva realizzarla ex novo o comunque recuperare un immobile per trasformarlo in abitazione si è trovato con un aumento sconsiderato dei costi. Anche qui è pesata l’immobilità della Provincia, incapace di intervenire in merito e, come per le altre tematiche che riguardano l’urbanistica, non ha fatto altro che “rincorrere” le leggi nazionali, invece che cercare di dare una propria linea identitaria e rispettosa del

territorio trentino e delle sue specificità. Ora che il superbonus sta venendo progressivamente ridimensionato, riducendo le percentuali di contribuzione, la Provincia potrebbe intervenire proponendo forme di incentivazione complementari, vincolate però al recupero del patrimonio edilizio esistente ed in particolare all’utilizzo di materiali (il legno in primis) e al rispetto delle tipologie architettoniche locali. L’utilizzo di materiali locali e la conservazione delle tipologie architettoniche tipiche sono due elementi ora sacrificati da una visione superficiale rivolta quasi esclusivamente alla risoluzione dei problemi legati all’efficientamento energetico. Efficientamento energetico che però, se ben pensato, è invece perfettamente compatibile con quello che è l’architettura classica dei nostri edifici di montagna.

Altro tema che mi sta a cuore, vivendolo di persona abitando in un paesino di 50 anime, è quello dello spopolamento che interessa particolarmente le zone periferiche e i piccoli paesi di montagna. E’ un problema sicuramente complesso da affrontare, esiste ormai da decenni e sembra in molti casi irreversibile. Anche qui servirebbe una particolare attenzione e vicinanza a queste realtà, spesso abbandonate a loro stesse e usate solo per spot elettorali in prossimità delle elezioni.

Bisognerebbe innanzitutto riconoscere alle persone che ostinatamente abitano ancora i piccoli centri il ruolo di “custodi di un territorio” che senza la loro presenza sarebbe abbandonato, e di “custodi di tradizioni, valori e specificità” uniche del nostro territorio.

Il Trentino non è un territorio sconfinato, penso che sia possibile, anche in un breve periodo, mappare e censire tutti quei paesi a “rischio spopolamento”, non suddividendoli semplicisticamente per Comuni Amministrativi perché, citando ad esempio la Val di Sole, Ortisè e Menas non sono Mezzana, Castello e Termenago non sono Pellizzano, Bolentina non è Malè, ecc.
Una volta fatta questa mappatura dovrebbe essere anche più semplice predisporre e quantificare una serie di misure a favore di quei territori, volte ad esempio ad incentivare gli interventi di recupero edilizio o l’avvio o il mantenimento di attività economiche e/o turistiche o il finanziamento di interventi pubblici di riqualificazione urbana. Queste sono solo delle piccole riflessioni che spero vi possano essere utili. Casa AutonoMia.eu penso sia il posto giusto per sviluppare proposte concrete per il futuro del nostro Trentino.